La Gravel Burn è una gara che si svolge nella regione del Karoo, un territorio semidesertico a nord di Città del Capo. Il suo nome significa “terra della sete”. In questo scenario gli atleti corrono la “Gravel Burn” che si è sviluppata in sette tappe, per un totale di 800 chilometri e 11.000 metri di dislivello.

Maurizio Fondriest racconta la sua avventura alla Gravel Burn in Sudafrica vissuta insieme alla figlia Carlotta, nata dal desiderio di condividere un’esperienza speciale.

Pur essendosi informati su altimetrie e fondi, padre e figlia hanno scoperto la vera natura della gara solo sul posto: un viaggio intenso, sorprendente e spesso duro, ma sempre accompagnato da sorrisi.

L’avventura è partita subito forte: la prima tappa si è corsa sotto un diluvio torrenziale, un banco di prova fisico e mentale che ha però dato il tono all’intera settimana. Nonostante la fatica, lo spirito dei partecipanti è rimasto alto, grazie anche a un’organizzazione impeccabile.

Circa 500 rider da tutto il mondo hanno vissuto in un villaggio itinerante con tende personali, servizi e area comune. Anche nelle situazioni più difficili — come una tappa annullata per vento estremo o il freddo notturno con ghiaccio sulle tende — ha prevalso un clima di adattamento e convivialità, condiviso da tutti, campioni inclusi.

L’idea di partecipare è nata quasi per caso al Tour de France, quando Fondriest ha parlato con Kevin Vermaak, fondatore della Cape Epic e organizzatore dell’evento. Da lì, l’entusiasmo di Carlotta ha fatto il resto: “Papà, vengo con te”. Si è unito anche il fidanzato Giovanni Stefania, biomeccanico. Carlotta si è allenata con serietà e ha affrontato ogni tappa con tenacia, arrivando persino a lottare per la maglia di leader di categoria, persa e poi riconquistata dopo un momento di crisi.

Per Maurizio, però, la parte più bella resta il viaggio condiviso e l’energia positiva che ha accompagnato ogni giorno.

La Gravel Burn è stata anche un importante test tecnico per la nuova Fondriest Ardenne, una gravel dal DNA racing pensata per competizioni di questo tipo. I percorsi sudafricani sono risultati tecnici ma affrontabili, con dislivelli importanti, guadi profondi e soprattutto le lunghe “ondine” delle strade bianche, vere protagoniste della fatica.

Sul fronte setup, Fondriest ammette che tornerebbe su gomme da 50 mm invece che 45, ma sottolinea un dato decisivo: nessuna foratura per il trio, segno di scelte azzeccate.

Ruote Vision SC 48 con canale interno largo, gomme Vittoria a pressioni leggermente più alte rispetto all’ideale e manubrio integrato hanno garantito comfort, controllo e affidabilità, smorzando vibrazioni e rendendo la bici perfetta per questo tipo di avventura.


Pubblicato il: 5 Novembre 2025

Thank you @mauriziofondriest and @cf_motoconsapevole. Great rider’s story 🙏🏻

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